E’ uscito il 6 giugno 2018 in completa autoproduzione “Mare Nero”, il nuovo disco di Alessio Lega a quattro anni dall’ultimo lavoro di canzoni proprie “Mala Testa” e dopo il progetto “Bella Ciao” insieme a Riccardo Tesi, Ginevra Di Marco, Lucilla Galeazzi e Elena Ledda, disco e concerto che continuano tutt’oggi a girare in Italia e in Europa.
“Mare Nero” – che verrà prossimamente anticipato dal singolo con video “Ambaradan” – è la prima opera senza un tema dominante di Alessio Lega, eppure si ha l’impressione che un legame fra i brani ci sia. Questo legame è nella capacità del cantautore di far tornare la Storia materia viva. La facilità con cui da essa estrae e distilla storie, quelle che è necessario (ri)raccontare, riportandole magari al presente della cronaca.
Così in questa “antologia alluvionale di brani personalissimi, che proverei quasi vergogna a interpretare in pubblico” a unire un brano all’altro è la Storia. Fatta di eroismi, opposizioni, resistenze, libertà cercate e non sempre ottenute, che Alessio Lega rende carne viva, accadimento da condividere. Grazie alla forza intensa di un musicista con l’esperienza raffinata e popolare dello studioso (ovvero del ricercatore, del divulgatore, dell’innamorato) e l’accoratezza di chi non può fare altro che scrivere, raccontare, cantare. Dipingere il “ritratto di un inferno bello mosso” come recita il sottotitolo del disco.
“Mare Nero” è il terzo disco da autore di Lega (in totale ad oggi se ne contano otto, fra dischi di traduzioni, rifacimenti, live). Nasce da due anni di lavoro ed è un’opera di “avanzi”, di canzoni rimaste fuori dalle uscite precedenti per vari motivi o riproposte in nuove versioni. Ma “avanzi” non significa “canzoni buttate via”. Insomma, non è un disco minore, anzi, è con tutta probabilità il miglior biglietto da visita dell’Alessio Lega songwriter sempre sospeso sul filo sottile che separa il passato nobile della canzone d’autore storica e impegnata da un presente confuso dove le contraddizioni non mancano e c’è dunque bisogno di narratori veri, in grado di mettere in fila i fatti e le parole come si deve.
Questo fa da sempre Alessio Lega e “Mare Nero” lo testimonia, così come testimonia la tendenza – riscontrabile sin dal debutto del 2004 “Resistenza e Amore” (Targa Tenco per il miglior esordio) – a non sedersi sugli allori di un “fare canzoni da cantautore”, cioè solo chitarra e voce, per esplorare invece le rotte sonore più disparate, a volte lasciando che a suggerire la direzione sia il brano stesso, altre volte “sorprendendo” la canzone con scelte sonore imprevedibili. E ciò avviene anche grazie alla direzione artistica di Rocco Marchi (Mariposa, Hobocombo) e Francesca Baccolini (Hobocombo).
Ogni brano vive di un’invenzione sonora diversa e ciò vale anche per le due riletture presenti nel disco: “Fiore di Gaza”, firmata da Paolo Pietrangeli, e “Hanno ammazzato il Mario in bicicletta” di Dario Fo e Fiorenzo Carpi, di cui ricorre una citazione dal tema di Pinocchio. E se la title-track è un autentico inno politico anarchico fra il serio, l’ironico e il postmoderno, “Zolletta” è la canzone che Alessio Lega ha dedicato a Enzo G. Baldoni, già pubblicata in un introvabile live del 2004 e qui riproposta in una versione ancora più dolce e sognante.
Si chiude così “Mare Nero” prima della “Petizione per l’affidamento dei figli alle coppie omosessuali”. Non male per un disco di “avanzi”.
Ma d’altra parte, come ci ricorda Alessio, “si è trattato di cucinare una cena con quello che era rimasto in frigo dal cenone di capodanno: riuscirci pare che sia il privilegio dei cuochi migliori.”